Il “Disturbo temporomandibolare” (TMD) è un termine che abbraccia diversi disturbi che coinvolgono la muscolatura masticatoria, l’articolazione temporomandibolare (ATM) e le strutture associate, o entrambe.
I pazienti con TMD oltre a lamentare dolore masticatorio o temporomandibolare presentano anche una limitata o asimmetrica apertura della bocca e rumori articolari
solitamente descritti come scatti, schiocchi, stridori o crepitii.
In associazione al disturbo temporo mandibolare si possono presentare diversi sintomi quali:
Cefalea
Dolore agli occhi e disturbi della vista
Dolori facciali
Dolori alle orecchie, disturbi dell’udito, acufeni, vertigini
Dolori al collo
Dolori alle spalle
Dolori alla bocca e mal di denti
Disturbi psicologici (stress, ansia, depressione)
Disturbi comportamentali (difficoltà a far fronte alle responsabilità a causa della presenza di dolore).
Dato che la fisiopatologia del TMD trae in inganno poichè la sede del dolore non sempre coincide con la sede dell’alterazione fisiopatologica, gli studi scientifici
non hanno identificato in modo chiaro le cause del TMD per cui i trattamenti invasivi sono empirici e senza un fondamento scientifico.
Le grandi differenze d’opinione sulle cause, fisiopatologia, diagnosi e terapia del TMD hanno portato l’Associazione Americana dei dentisti a fare il punto sulla letteratura scientifica in merito. I risultati sono raccolti in un Rapporto e vengono costantemente aggiornati. Di questo si occupa l’ International RDC-TMD Consortium Network.
Le prime linee guida del 1992 sono state redatte da Dworking S.F. e LeResche L. e costantemente aggiornate in base a studi di validità e attendibilità dal
Consortium. L’ultimo aggiornamento è stato fatto nel 2014.
Secondo le linee guida del Consortium la stragrande maggioranza dei disturbi temporo mandibolari possono essere risolti con terapie conservative e richiedono una
diagnosi e terapia multidisciplinare. Interventi invasivi vanno riservati a quei pazienti che non traggono benefici dalle terapie conservative e nei quali i fattori comportamentali sembrano
incidere poco nella genesi del disturbo.
Il ruolo dello stress e delle problematiche psicologiche è ben documentato per le problematiche del disturbo temporo mandibolare quindi un importante fattore terapeutico dovrebbe essere il controllo di tali problemi, delle abitudini disfunzionali e dell’iperattività muscolare.
Miglioramenti significativi ottenuti con CBT/Biofeedback per quanto riguarda l’intensità del dolore (risultati su follow-up a lungo termine), sulla depressione e
sulle strategie di coping; non significativi i risultati sull’intensità del dolore a breve termine.
Gli interventi non dovrebbero essere in parallelo ma integrati partendo dalla valutazione iniziale e durante tutto l’arco dell’intervento.